Cercasi 16.000 donneper verificare la possibilità di prevenire
Milano, 17 Settembre 2009 - - Marco A. Pierotti, Direttore Scientifico Fondazione Irccs
Istituto Nazionale dei Tumori, Paola Muti, Direttore Scientifico dell’Istituto Regina Elena di
Roma, Franco Berrino, Direttore del Dipartimento di Medicina Predittiva e per la
Prevenzione della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori, nel corso di un incontro
con la stampa, hanno presentato il Progetto Tevere che si prefigge di arruolare 16.000
donne sane, non affette da patologie oncologiche e cardiovascolari, per verificare
l’efficacia preventiva di un vecchio farmaco antidiabetico, la metformina, assieme ad una
corretta alimentazione, nel contrasto del cancro alla mammella e di malattie cardiache e
ictus cerebrale.
Marco Pierotti, introducendo l’incontro, ha ricordato che: “Lo studio fa parte del
grande progetto Tevere sulla prevenzione primaria del cancro della mammella, sostenuto
dal Ministero della Salute. I tre filoni di ricerca sono stati originariamente ideati da Umberto
Veronesi, da Franco Berrino e da Paola Muti ed erano costituiti da un approccio preventivo
attraverso un intervento sulla dieta (Berrino), un approccio farmacologico con metformina
(Muti) ed uno sulla prevenzione del cancro eredo-famigliare (Umberto Veronesi). Oggi
viene presentato un progetto che unifica le prime due linee di ricerca e, in questa sede,
vuole anche sollecitare l’adesione di donne sane al progetto, mentre è in fase di definitiva
messa a punto il progetto diretto da Umberto Veronesi, che insieme alla nostra
Fondazione affronterà la prevenzione del cancro eredo-famigliare”.
“Le cause del cancro della mammella – ha sostenuto Franco Berrino - non sono
note con precisione. Sappiamo però che le donne che hanno più alti livelli nel sangue di
insulina e di ormoni sessuali si ammalano di più. Anche le donne grasse si ammalano di
più (dopo la menopausa), cosi come le donne diabetiche o con squilibri metabolici come
glicemia alta, trigliceridi alti, pressione alta, e bassi livelli di colesterolo “buono”, condizioni
che definiscono la cosiddetta sindrome metabolica. Migliorare l’alimentazione ed
aumentare l’attività fisica migliorano queste condizioni, ma ci sono sempre più indizi che
anche un vecchio farmaco, un antidiabetico di largo consumo, la metformina, possa ridurre
il rischio di ammalarsi di cancro della mammella”.
Il primo obiettivo del progetto è di studiare l’effetto della metformina, che verrà
somministrata per 5 anni, sull’insorgenza dei tumori al seno. Lo studio sarà condotto con
la collaborazione di donne a più elevato rischio tumore per età (dovranno essere in
menopausa, tra i 50 e i 74 anni) e presenza di componenti di sindrome metabolica, una
condizione predisponente al diabete di tipo 2. Dovranno prendere quotidianamente due
pillole, che per metà delle partecipanti, scelte in modo rigorosamente casuale,
conterranno metformina, e per metà saranno senza farmaco (placebo).
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“Il secondo obiettivo dello studio – ha spiegato Paola Muti - è di valutare l’effetto
della metformina sulla insorgere di malattie cardiovascolari nelle donne, includendo in
questa definizione malattie cardiache e ictus cerebrale. Poiché la patologia
cardiovascolare rappresenta la causa principale di morte nelle donne e poiché sia il
tumore al seno e sia le malattie cardiovascolari condividono nel diabete di tipo 2 un fattore
di rischio importante, lo studio proposto include le malattie cardiovascolari come secondo
obiettivo di prevenzione. In questo caso, l’ipotesi di studio è che le donne a cui sarà
somministrata metformina osserveranno una minore frequenza di malattie cardiovascolari
rispetto alle donne che faranno uso del placebo durante i cinque anni di conduzione dello
studio”.
La Metformina è un antidiabetico molto conosciuto e spesso somministrato a
pazienti affette da condizioni croniche connesse ai tumori al seno quali, ad esempio, il
diabete di tipo 2, elevati livelli di androgeni ed estrogeni, alterato metabolismo del
glucosio. Lo studio sarà ‘in cieco’ cioè le partecipanti e gli operatori non saranno a
conoscenza di chi sta prendendo il farmaco e chi il placebo, ma l’informazione sarà
sempre disponibile al medico curante che ritenesse di farne richiesta.
A tutte le partecipanti verranno anche date raccomandazioni alimentari, e un
sottogruppo verrà anche aiutato a cambiare dieta partecipando a corsi di cucina.
Complessivamente lo studio richiederà la collaborazione di 16.000 donne sane, non affette
cioè da patologia oncologica e cardiovascolare.